La gravidanza rappresenta un momento delicato di grande cambiamento psicologico, fisico e sociale per la donna, ed è allo stesso tempo un importante momento evolutivo per tutta la famiglia.
Va detto che non tutte le donne vivono l’attesa allo stesso modo, questo perché ogni individuo è unico e irripetibile, con le proprie modalità di funzionamento, il proprio stile di vita e il proprio modo di interpretare e reagire agli eventi; inoltre la notizia della maternità può arrivare in momenti diversi della vita: può essere attivamente cercata, può essere un evento inaspettato, può presentarsi in un periodo di serenità e stabilità economica oppure in un momento di difficoltà e così via…
In riferimento a questo, la gravidanza può portare a vissuti diversi che si posizionano lungo un continuum compreso tra due poli: quello positivo di grande gioia accompagnata da pensieri felici, e quello negativo con vissuti di tristezza e ansia. Nel mezzo ci sono infinite combinazioni possibili, poiché anche se in quantità diversa a seconda dei casi, felicità e preoccupazione sono in genere presenti in ogni gravidanza, e vanno a interagire con moltissime altre emozioni, vissuti e sensazioni come curiosità, impazienza, emozione, tristezza, paura...
Ma quali sono i cambiamenti mentali e relazionali cui bisogna prepararsi?
Che sia cercato oppure inaspettato, un bambino ha bisogno di un luogo in cui essere accolto. Con luogo non intendo qui solamente l’abitazione fisica che lo ospiterà, ma prima di tutto un luogo interiore, nella mente e nel cuore dei genitori. Un bambino infatti ha bisogno di trovare spazio nei pensieri e nelle emozioni di chi si prenderà cura di lui, così via via che la maternità avanza aumentano le immagini mentali che lo riguardano (chissà come sarà fatto, che carattere avrà, che giochi preferirà), e anche le emozioni nei suoi confronti (attesa, gioia, preoccupazione, curiosità, talvolta ansia…)
Questi nuovi e frequenti pensieri e stati emotivi, modificano anche la percezione di sé dei futuri genitori: si tratta infatti di passare in un tempo relativamente breve dalla percezione i sé come figlio o compagno, alla percezione di sé come genitore, un importante passo evolutivo che implica l’assunzione di responsabilità nuove, che possono essere fonte di grande gioia, ma anche di qualche preoccupazione.
In riferimento a questo anche il rapporto con il compagno si modifica: la relazione non si baserà più soltanto sul vincolo sentimentale, ma genitoriale, divenendo una condivisione di responsabilità e progetti non solo per sé, ma anche per la nuova vita generata insieme.
Data la grande richiesta di energia, sia fisica che mentale, richiesta dal periodo di gestazione e da quello immediatamente successivo, a volte accade che nelle donne si presenti qualche più o meno marcata difficoltà emotiva (soprattutto di carattere ansioso-depressiva). Tale malessere è spesso del tutto gestibile e transitorio, ma talvolta succede che persista o possa essere difficile da affrontare; in tali casi si consiglia di rivolgersi ad un esperto il cui compito sarà quello di facilitarne la comprensione e la gestione.
Molti potrebbero essere i punti su cui lavorare per favorire una gravidanza serena, ma va detto che ogni gravidanza è affrontata in modo diverso, poiché ogni famiglia e ogni momento famigliare possiede caratteristiche specifiche con esigenze specifiche.
Da un punto di vista mentale, per prepararsi al nuovo ruolo, ad esempio può essere utile confrontarsi con amiche o parenti che hanno già affrontato questo passaggio, fare domande e avere esempi pratici, costruire una rete di relazioni che possa essere di supporto e sostegno per chiarire eventuali dubbi o per offrire momenti di conforto.
Anche il dialogo e il confronto con il partner può essere un importante fonte di sostegno e la base di fiducia su cui nel futuro improntare un comune discorso educativo riferito al figlio.
Molto utile e positivo inoltre, è conoscere e ripercorrere le narrazioni familiari riferite alla nascita e all'allevamento dei figli da parte della mamma, delle zie o delle nonne, per favorire un senso di continuità nell'identità e nella storia familiare, e per sentirsi parte di una narrazione ricca di significato, in cui anche il nuovo nato andrà ad inserirsi.